di Angelo Gallipoli
Nella situazione attuale, in cui tutto il mondo è in stato di emergenza a causa del diffondersi del nuovo virus, COVID-19, l’unica via percorribile che consentirebbe di estirpare tale minaccia è sicuramente un vaccino. Il vaccino, infatti, è da sempre l’arma più potente che abbiamo per proteggerci da ogni forma di microbi. Sin dal 1796, quando Edward Jenner diede vita al primo vaccino, esso si dimostrò di estrema efficacia ed a bassissimo rischio. Sicuramente, la sua commercializzazione è un processo lungo e dispendioso. Sfruttando la memoria immunitaria del nostro organismo, la vaccinazione consiste nell’inserire nel corpo una dose del patogeno inattivo, quindi innocuo per l’organismo. In tal modo il corpo, quando entrerà a contatto con il patogeno attivo, saprà reagire prontamente e neutralizzarlo senza particolari problemi. Un vaccino deve superare varie fasi: innanzitutto è necessario portare il patogeno alla forma inattiva, senza però renderlo irriconoscibile per l’organismo, compito arduo e di lunga durata. Fatto questo, iniziano i test sugli animali e poi sugli umani in numero sempre crescente, monitorandone l’efficacia e i rischi. Qualora tutto andasse a buon fine, sarebbe necessario produrne grandi quantità e distribuirle nelle varie parti del mondo. Riguardo al vaccino anti-coronavirus, sono molte gli scienziati che stanno lavorando duramente per renderlo disponibile in tempi brevi, ma al momento non c’è nulla di concreto. Potrebbero volerci molti mesi prima di produrne uno funzionante e pronto per la commercializzazione. Questa, però, anche se riuscita ardua e tortuosa, rimane l’arma più efficace, insieme alla prevenzione e alla conoscenza del rischio.