[ngg src=”galleries” ids=”111″ display=”basic_thumbnail” thumbnail_crop=”0″]Franca Viola, Roberta Lanzino, Raffaella Presta, Fabiana Luzzi, Maria Antonietta Rositani. Sono questi i nomi di alcune donne, ancora troppe, le cui storie, purtroppo in molti casi, si sono concluse con la morte. I dati resi noti dalla Polizia di Stato parlano di cifre agghiaccianti: in Italia ogni tre giorni viene perpetrato un femminicidio e ogni quarto d’ora una donna subisce una qualche forma di violenza. Spesso per mano di chi sosteneva di amarla.
Molte sono le associazioni che si occupano di sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne, perchè ormai è chiaro a tutti che le cose potranno cambiare solo cambiando una cultura ancora maschilista e patriarcale. Quest’anno la Fidapa, associazione tutta al femminile, ha indetto il concorso “Un’immagine contro la violenza sulle donne” a cui la nostra scuola ha aderito. Tra i tanti partecipanti si sono classificate ai primi posti Serena Petrone, Sophia Sposato, Giovanna Falcone e le ragazze della IA del Liceo Classico Alena Intrieri, Alessia Liguori, Angela Longobardi, Giada Lupo, Federica Macrini, Angela Pignataro, Daniela Renne, Emma Siciliano.
Ogni anno il 25 novembre, in memoria del brutale assassinio delle sorelle Mirabal, si celebra la Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, una violenza che ha mille volti. Non si tratta solo di violenza fisica, ma fatta anche di frasi e commenti social che fanno male. Te la sei cercata. Non vali quanto un uomo. Non avresti dovuto essere lì. Non avresti dovuto comportarti così. Proprio la paura di sentirsi dire queste frasi dopo aver subito una violenza spinge molte donne a non denunciare. Il 78% delle donne ha subito almeno una volta molestie da uno sconosciuto, ma solo nel 12% dei casi è stata sporta denuncia.
Nei casi di violenza domestica non si denuncia perché si spera che la situazione posso cambiare in meglio, ma questo non accade mai. Secondo le indagini più recenti durante la quarantena i casi di violenza domestica sono aumentati vertiginosamente a causa della convivenza forzata e dell’impossibilità delle donne di chiamare i centri antiviolenza per paura di essere ascoltate dai partner. Per questo sono nate delle chat che, con maggiore discrezione, permettono alle donne di contattare le autorità.
La giornata del 25 novembre di quest’anno purtroppo ha visto l’uccisione di due donne, Loredana in Calabria e Aysha in Veneto. Ma un messaggio di speranza è stato lanciato dal ritorno di Maria Antonietta Rositani nella sua casa di Reggio Calabria dopo venti mesi trascorsi in ospedale e decine di interventi perché il marito le aveva dato fuoco. L’unico modo per aiutare le donne vittime di violenza è non farle sentire sole. La società e lo Stato devono essere presenti e devono tutelarle e aiutarle nel percorso di rinascita.