Una vita non d’istanti, ma distanti

Attualità

Di Maria Paola Cofone

Col timore nel cuore di essere contagiati anche in questa seconda fase,  cerchiamo di mantenere il più possibile la distanza, non abbracciandoci, non stringendoci le mani e non regalando all’altro nessuna carezza e nessun bacio, bloccati in un tunnel senza fine, in un mondo di ricordi, in una vita d’instanti… ma distanti.

Il Covid-19 ha imposto ovunque nuovi modi per stare insieme: il contatto tra le persone non esiste più e, per tenerci a distanza gli uni dagli altri, per proteggerci, compiamo uno sforzo immenso.
In molti Paesi si è ricorsi ad adottare metodi particolari e innovativi, come in Thailandia, dove si è dato vita alle “pale imperiali”: cappelli sormontati da pale, quasi come fossero elicotteri, indossati dagli scolari thailandesi; in Egitto, stampe di famosi cantanti egiziani del passato fanno compagnia agli spettatori di uno spettacolo di marionette al Cairo, assicurando così il distanziamento tra una poltrona e l’altra; a Toronto, invece, si fa lezione di yoga all’aperto, ciascun allievo chiuso in una bolla di plastica con ventilatore incorporato.
In questo tragico momento, inoltre, abbiamo iniziato a comprendere maggiormente l’essenzialità e l’importanza di un gesto, di un abbraccio che, in molte situazioni , può fare davvero la differenza.
L’abbraccio tra il dottor Joseph Varon, capo dell’unitá di terapia intensiva allo “United memorial hospital” di Houston in Texas e un paziente nel Dicembre 2020, infatti, non può essere dimenticato.
Il gesto d’affetto è scattato dopo le parole rivolte dall’anziano al dottore, in cui aveva riferito al medico di essere giù di morale perché, oltre al virus da sconfiggere, avrebbe dovuto passare i giorni di malattia in una stanza vuota di un affollato ospedale, lontano da sua moglie e da tutte le persone amate.
Lo stesso medico, nel suo 252esimo giorno di lavoro consecutivo in cui è stato realizzato questo “scatto di speranza” ha lanciato un appello a chi non rispetta le regole, affermando: “Lavoro tutti i giorni e le persone fanno tutto ciò che è sbagliato: vanno nei bar, nei ristoranti, nei centri commerciali, non ascoltano e finiscono nella mia unità di terapia intensiva. Devono sapere che non voglio doverle abbracciare”.
In questo periodo in cui la pandemia continua ininterrottamente ad infuriare è importante capire che soltanto contribuendo, rispettando le regole, non facendo scelte avventate e stupide, avendo rispetto di tutti i medici, infermieri che lavorano fino allo sfinimento, riusciremo insieme a superare qualsiasi ostacolo e che soltanto stando lontani oggi potremo tornare ad abbracciarci domani, per tornare finalmente a vivere.
“Anche nelle notti più buie c’è la speranza di una nuova alba”.