Un altro trofeo per l’archeologia
Si tratta del recupero del sepolcro più antico mai rinvenuto in tutto il mondo. Trovato in Africa, la tomba conteneva i resti di un bambino di circa tre anni, rimaste a riposare nella roccia per quasi 80000 anni; il bambino era stato sepolto con le gambe attaccate al petto, e probabilmente un panno ne copriva il piccolo corpo, poggiato su un cuscino prima di essere sepolto.
Gli archeologi hanno scoperto le ossa, che incredibilmente hanno resistito al degrado per migliaia di anni, durante gli scavi condotti nella cava del monte Panga ya Saidi, nell’altopiano del Kenya.
L’aspetto forse più incredibile che concerne lo scavo è stato l’enorme lavoro che gli scienziati hanno dovuto sostenere per dissotterrare il corpicino: infatti, in realtà, il primo frammento delle ossa di questo corpo era stato ritrovato nel 2013, ma si dimostrò così fragile da ridursi in polvere appena toccato. È da allora che gli archeologi lavorano per portare alla luce con sicurezza tutto lo scheletro: dopo quattro anni di tentativi, la decisione presa è stata scavare attorno al sepolcro. In tal modo è stato possibile estrarre l’intero blocco contenente il reperto, che è stato poi consegnato ad un laboratorio specialistico in Spagna dove si è riusciti, dopo anni, a recuperare l’intero scheletro in maniera ottimale.
“Questa scoperta è davvero spettacolare” è il commento del professore Michael Petraglia, storico specialista dell’evoluzione umana. È il più antico sepolcro umano mai trovato! Ci racconta i comportamenti di quegli antichi uomini che ci risultano estremamente familiari anche oggi, nonostante gli anni che ci separano.