E così te ne sei andato, senza un ultimo abbraccio, un ultimo sorriso, un’ultima parola. Con un coup de théâtre sei uscito di scena, avvolto in una nuvola di fumo, quasi fosse una scena teatrale della drammaturgia di Molière scrittore e attore francese del ‘600, che aveva dedicato la sua vita a due grandi passioni: Vita e Teatro, risultandogli difficoltoso separare le due cose.
Così Tu professor Sena, nella maestosità coreografica della tua vita appassionata e lirica, sei riuscito ad uscire insospettabilmente di scena, dopo aver legato proprio sul fare della tua storia, alcune delle tue grandi passioni: Vita, Musica e Scuola.
Forse perché anche tu avevi compreso che la commedia, quella della vita vera, in fondo è certamente un’aspirazione fugace e brevissima, alquanto comica nella sua buffa e grottesca tragicità.
E le bizzarrie tipiche della Vita come della Scuola e della musica, in fondo poi disvelano come in un teatro, quel senso profondo di tanta fatica e di tanto Cercare, Aspirare per poi Creare, per dover poi inaspettatamente e rapidamente Concludere.
Cercare, Aspirare, Creare, Concludere: tutti elementi che però Tu con la tua vita e il tuo insegnamento hai saputo fondere indissolubilmente insieme. Mescolando sì la vita alla morte, ma soprattutto spiegandoci quel tuo personalissimo quadrifarmaco epicureo: liberarsi dal considerevole turbamento, riconducibile al cerchio incomprensibile e straordinariamente bello della vita, in cui tutto, dal nascere al perire, invita a impegnarsi e saper trovare un senso alle nostre vite, che in fondo è l’unico compito che vale la pena darsi.
Certamente il più arduo dei compiti, che tocca a ciascuno di noi raggiungere, se non nel discernimento della realtà umana, nelle zone più varie e insieme più ben connotate del profondo significato di cui ogni esistenza è titolata.
Antò fammelo dire: questo tuo inaspettato e pesantissimo colpo di teatro, corrisponde ad una folgorante lezione di filosofia, oltre che uno scherzo, intollerabile. Qualcuno direbbe una beffa del destino. Ma non tu.
E per te uomo gentile, dai modi raffinati ed eleganti, persona di rara e considerevole sensibilità, divoratore di cultura, arte e bellezza, la tua orribile uscita di scena è proprio per questo, un macigno inaccettabile, difficile da elaborare; e la tua assenza è perciò destinata a rimanere un’assoluta voragine incolmabile in chi ti ha voluto bene.
Di te voglio ricordare tutta la vita che hai saputo cercare e vivere, e quel lato luminoso e solare della tua specialissima persona. Sguardo curioso e intelligente, divertentissimo amico brillante, di grande cultura; con negli occhi un velo nostalgico e malinconico: avevi tutta l’aria di chi fosse manchevole di qualcosa, privato di ciò che forse non conoscevi ancora, o che magari non avevi mai posseduto davvero, e avvertendone la mancanza, sicuramente cercavi.
Tutto quello che noi viviamo dentro ha sempre a che fare col dolore: per qualcosa che Non è, o che è andato perduto, oppure forse per ciò che non c’è, e non ci sarà mai.
Non potrò mai dire se anche in piccola parte ti bastasse finalmente ciò che sembravi aver trovato.
Antonio uomo umbratile di natura, con una quantità sconfinata di sentimenti puri e veri, sempre carichi e stracolmi di vivacità e malinconia, che sapevi riempire di comicità, forse anche per soddisfare l’esigenza principale del tuo voler sempre Conoscere e Capire.
Antonio che utilizzava gli strumenti della «verità» e «naturalezza» con fine comicità, talvolta grottesca e macabra; talvolta spropositatamente goffa, timida e impacciata, ma sempre quella che in fondo gli offriva la chiave per riuscire a cogliere la relazione tra significato e significante, dispiegata com’era nelle pieghe della vita. E che non trovava proprio altro modo per comprenderla la vita, se non riuscendo a capire la natura profonda dell’essere umano, se non attraverso la ridicolizzazione di espressioni di linguaggio, in un eloquio forbito e spedito, che s’inerpicava nel
saper cogliere l’intrigo comico dei dettagli che emergono dalla relazione e dalla comunicazione, che restano pur sempre caratteristiche principali della realtà.
La nostra amicizia, la tua dolcezza, le nostre chiacchierate e confidenze, i nostri ragionamenti e discorsi sull’Educazione, il Rispetto la Libertà e il Riconoscimento, in fondo sono state lo specchio riflesso di certe commedie e tragedie umane.
I tuoi racconti e le buffonerie caricaturali, come certa cialtroneria, che tanto ci hanno fatto ridere e divertire, a modo tuo, erano il miglior modo di reagire a tutti gli insulti, le offese e le mancanze di stile ed educazione, di certi figuri o di problemi grevi nel nostro vivere questa società, il nostro tempo e le indicibili meschinità e cattiverie di cui sa essere titolato il genere umano.
Così adesso che non ci sei più, mi toccherà andare a cercarti in vecchie foto, nelle registrazioni di consunte cassette musicali che registravi per me, con la selezione dei migliori brani musicali raffinati, originali e singolari come te; che dicevi mi avrebbero aiutato a migliorare la pronuncia del mio pessimo inglese, che a detta tua, solo Antony avrebbe potuto correggere, per levigare il mio difficile rapporto con le lingue straniere.
Andrò a trovarti nel tratto finissimo della tua scrittura e nelle penne ad inchiostro fine che usavi o che mi regalavi; nelle collezioni di magnifiche cartoline formato speciale che mi spedivi dalle località lontane in cui la tua voracità di viaggi ti portava, nelle fotografie sigillate in buste colorate, sempre pesanti e fuori misura con affrancatura a costo maggiore, nel tempo in cui non avevamo ancora i cellulari e scrivevamo tutto, emozioni e sentimenti, per coltivare e costruire le nostre storie e memorie.
Ti troverò nei film tedeschi Di Friz Lang e Marlene Dietrich; nelle caramelle all’eucalipto che compravi per me in Germania; e nei nostri caffè al bar, che però lo so, non potranno mai più essere carichi d’ironia e divertimento, come quelli insieme.
Proverò a non dimenticarmi della tua voce quando mi definivi Perla; proverò a non dimenticarmi la tua faccia e di tutti quei particolari che ti hanno reso unico e irrepetìbile; ti incontrerò nei colori brillanti, nelle lenti specchiate degli occhiali da sole o nel colore azzurro delle (tue) improbabili lenti a contatto colorate, che ti hanno reso tanto tanto figo qualche lustro fa.
Ovunque tu sia adesso sappi che la tua assenza è insopportabile.
E magari se in un’angolo di questa tua (ultima) scuola, nella quale eri così tanto felice di essere approdato, ci fosse un muro con su impresso il tuo nome da qualche parte, forse per me, per i colleghi ed alunni che ti hanno conosciuto e amato, come la persona straordinaria che hai saputo dimostrarti, magari potrebbe essere forse più facile non dimenticarci di te, immaginandoti ancora camminare trafelato tra noi, per aule e corridoi, come fosse ancora una tua normale giornata di scuola.
Professor Antonio Sena, Presente!
Acri 27 settembre 2024