di Myriam Molinari e Francesco Tocci
Con la liberazione di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, 75 anni fa, da parte delle forze sovietiche, al mondo intero, incredulo, furono svelati gli orrori perpetrati dai nazisti verso gli ebrei. La liberazione del campo di sterminio più tristemente famoso della storia dell’umanità rivelò una delle più grandi vergogne che siano state mai messe in atto da un sistema di governo: l’azione di annientamento di un popolo che aveva la sola “colpa” di esistere, culminata con lo sterminio di circa 1,3 milioni di ebrei. In questo giorno è stata istituita la Giornata della Memoria, “per non dimenticare” fino a dove la crudeltà e la follia umana si siano potute spingere. -“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.” – afferma Liliana Segre. “Per non dimenticare” è ciò che a pieno rappresenta lo scopo di questo giorno: far sì che ciò che di orribile è accaduto non si ripeta, conoscere è necessario, per non cadere nell’oblio o cedere al peggiore dei mali: l’indifferenza. Del genocidio sono stati testimoni enormi masse di persone, è stata proprio l’indifferenza ad operare passivamente nel corso delle cose, odio e indifferenza.. “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte”.
Tutto iniziò quando il Partito Nazionalsocialista, meglio conosciuto come Partito Nazista, salì al vertice della politica tedesca, guidato da un ideale di “astuta e perversa follia”, quello di Adolf Hitler. Ideale che prevedeva quale soluzione finale quella di eliminare le razze che potessero “contaminare” l’unica razza ritenuta pura: quella Ariana. Da qui partì il piano di Hitler di sterminare la razza ebrea, i rom e tutti coloro affetti da disabilità o con diverso orientamento sessuale; per un totale annientamento del “diverso”, probabilmente per un’infondata paura, un sentirsi minacciati. Il primo passo fu la promulgazione delle cosiddette “Leggi Razziali” o “Antisemite”, che iniziarono a privare gli ebrei di qualsiasi libertà e diritto, con la conseguente istituzione dei lager e l’annientamento della stessa condizione umana: persone non più considerate tali, poiché private di tutto, classificate con un numero di matricola tatuato loro su un braccio, alla stregua di un oggetto, come scrisse Primo Levi in “Se questo è un uomo”. I sopravvissuti agli orrori dell’olocausto furono pochissimi, quasi un intero popolo fu sterminato, con la propria cultura e la propria integrità; tra i superstiti citiamo Liliana Segre che, nel 2018, ha ricevuto la nomina di Senatrice a vita. Anch’ella, come altri sopravvissuti, per non dimenticare, ha descritto le crudeltà avvenute all’interno dei campi di concentramento, rendendosi testimone e portavoce del genocidio. Donna di incredibile forza, che “con un piede davanti all’altro” – come lei afferma – nel gelo dell’inverno, è riuscita a uscire dall’Inferno in terra e che oggi, a 90 anni, dichiara di essere riuscita a superare i sentimenti di odio e vendetta, dichiara di amare la vita e di averla scelta.