“Parasite” è un film sudcoreano del 2019 diretto da Bong Joon-In, vincitore di quattro premi Oscar, di cui Miglior film, Miglior regista, Miglior sceneggiatura originale e Miglior film internazionale.
Un film che forse va rivisto cento volte per riuscire a coglierne il significato. Chi infatti l’ha visto una prima volta avrà di certo pensato di non volerlo più rivedere. Perché? Semplicemente perché è la rappresentazione tragicomica della società umana, una rappresentazione che lascia l’amaro in bocca e che spiazza per quanto sia sincera.
Il regista rappresenta la quotidianità di due famiglie appartenenti a due mondi sociali differenti, una poverissima e l’altra ricchissima, e lo fa con magistrale cura di particolari, ma anche con semplicità. La pellicola descrive, con amara disinvoltura, le condizioni fisiche, sociali e psichiche di persone apparentemente normali, ma che nascondono delle singolarità che appariranno alquanto rilevanti nel corso della storia. La cultura coreana, l’ambientazione, la scenografia, la fotografia, i colori, la villa della famiglia Park, i costumi sono davvero molto significativi.
Un ruolo fondamentale è svolto dalla follia, per cui l’aspetto psicologico dei vari personaggi è descritto affinché ognuno di noi possa immedesimarsi nei pensieri dei protagonisti (una delle peculiarità più importanti e, allo stesso tempo, più difficili). Questo film è consigliato a chi ama che più tematiche siano concentrate in un’unica storia, ma soprattutto, a chi non solo è affascinato dall’Oriente, ma a chi ama l’inusualità di una narrazione. Non resta che vedere il film.