Neuro-COVID. L’altro aspetto del virus

Attualità Primo piano

di Alessia Mauro

Soggetto o oggetto della maggior parte dei discorsi quotidiani che ci troviamo ad affrontare e con cui abbiamo ormai imparato a convivere, trascinandoci nel vortice di un adattamento forzato, è sicuramente il tanto temuto virus. È percepito in modo diverso da persona a persona, ma in linee generali è riuscito a creare evidenti cambiamenti nella società, da qualsiasi punto di vista: politico, economico ma anche e soprattutto sociale…

Aver paura dell’altro è diventato un must.

Oltretutto, pare emerga una complicanza: oltre il 37% dei pazienti colpiti da Coronavirus anche dopo la guarigione manifesta reazioni neurologiche, con effetti che possono essere anche gravi in specifici ridottissimi casi, come ad esempio la perdita della vista.

A questo proposito si stanno svolgendo degli studi specifici sui “neuro covid”; proprio perché i virus a RNA, famiglia a cui appartiene anche questo responsabile della nuova pandemia, sono in grado di infettare organi e sistemi ulteriori a quello respiratorio, come ad esempio il sistema nervoso (vedasi il calo di percezione dei sapori ed odori).

L’Unità Operativa di Neurologia e Stroke Unit Auxologico stanno appunto valutando il coinvolgimento del sistema nervoso centrale e periferico mediante mappatura dei casi affetti da Covid-19. Gli esperti dicono che molti effetti legati al dolore potrebbero provenire ai neuroni sensoriali, quei nervi che si diramano dal midollo spinale fino ad ogni parte del corpo, per raccogliere tutte le informazioni del mondo esterno e i processi fisiologici interni. Proprio per questo, quando il sistema immunitario è attivo al massimo, può provocare effetti tanto seri quanto danneggianti perfino al cervello (cefalea, vertigini, atassia o addirittura ictus). Meno grave ma tanto sconcertante è “l’annebbiamento cerebrale”, una sorta di offuscamento cerebrale che si presenta dopo la scomparsa del virus.