[ngg src=”galleries” ids=”175″ display=”basic_thumbnail” thumbnail_crop=”0″]
Due opere delle classi Quinte per dare un nuovo volto al liceo
L’atmosfera di “Flow” è quella tipica di Bosch in cui, sullo sfondo di un nulla onirico, danzano i riferimenti ai più importanti pittori del nostro mondo, da Picasso a Klimt, da Michelangelo fino a Chagall. Più angoscioso e surrealista l’altro disegno “Intorno” dominato dai toni di Mirò in cui si ritrovano insieme Kandisky, Pollok, Mondrian e, per una scelta precisa, l’acrese Silvio Vigliaturo. L’arte irrompe al Liceo Julia con le opere realizzate dagli studenti delle Quinte nel corso di un progetto ambizioso: raccontare attraverso l’immagine un’esperienza scolastica che va a concludersi, adornando l’edificio con tavole-murales.
E’ un lavoro in cooperazione, quello messo a punto dal liceo Julia. Cooperazione nella creazione, tra i ragazzi. Cooperazione nell’idea e nella realizzazione, tra il docente Franco Ranaldi e la dirigenza del Liceo. Cooperazione con il territorio, visto che tutto il materiale occorrente per l’esecuzione delle due opere è stato fornito da un’impresa locale, la Sposato Costruzioni. L’idea è di sintetizzare il percorso di storia dell’arte delle Quinte A e B in un lavoro concreto: due pannelli di legno opportunamente trattati e dipinti con prodotti idonei per resistere all’esposizione all’esterno. Sì, perché i lavori sono stati installati sulla parete davanti alla scuola per raccontare anni difficili vissuti dagli studenti, tra pandemia, crisi economica e guerra.
“Siamo mossi da un sentimento di riscatto – raccontano i ragazzi – Quella che stiamo vivendo è un’era di sacrifici che non era, per noi adolescenti, lontanamente pensabile”. Prendono vita, così, due mondi irreali eppure straordinariamente concreti, dove da un lato prevale una componente onirica e vagamente festosa, e nell’altro si dilata un senso di angoscia repressa dallo stesso libro che, tuttavia, giace in mano al protagonista come un corpo estraneo. Dentro le due tavole c’è tutto: la paura per il Covid, la distanza della Dad, i volti nascosti dalle mascherine, le difficoltà economiche delle famiglie e, per ultimo, la guerra alle porte. “L’essere umano non è degno del suo stesso nome – scrivono gli studenti – non è maturato, non ha imparato nulla dall’historia magistra vitae. Ha fallito ancora. E questo ci spaventa. Un orrore tanto più vicino a noi di quanto ci saremmo mai aspettati”.