Il fascino senza tempo del tesoro perduto di Alarico

Cultura

Di Fabiana Forte e Martina Marchese

Nei giorni passati si è tornato a parlare del misterioso Tesoro di Alarico. A riportare l’attenzione sulla leggendaria sepoltura nei pressi di Cosenz del re dei Goti Alarico, è un progetto di ricerca recentemente avanzato da un team di ingegneri francesi, che senza oneri per gli enti italiani preposti alla tutela del patrimonio archeologico, vorrebbero effettuare rilevazioni non invasive sul sito.  Risultato immagini per tesoro alarico

La leggenda narra che, nell’anno 410 d.c., l’esercito dei Goti guidati dal re Alarico, dopo aver saccheggiato Roma, si spostò verso Sud, ma alle porte della città di Cosenza il condottiero barbaro, colpito da malaria, morì. I Goti, si racconta, decisero allora di seppellire Alarico, unitamente al cavallo e all’enorme bottino del “Sacco”, nel punto di confluenza tra il Crati e Busento, i fiuki che attraversano il capoluogo cosentino.  

Con la bonifica degli argini del fiume Crati, nel 2015 venivano avviate le ricerche del leggendario tesoro, ma l’anno successivo, dal Ministero dei Beni culturali arrivava il parere negativo alla prosecuzione dei lavori: «La sepoltura di Alarico e del suo tesoro? È poco più che una leggenda: è un problema di credibilità scientifica, non c’è alcun indizio».    

Ora, alla proposta dei francesi, il Ministero non ha detto sì, ma neanche no. Ha semplicemente rinviato la palla alla Sovrintendenza locale. Da qui la reazione forte di Giuseppe Rota, geologo e componente del locale “Comitato Scientifico Alarico”, contro quella che definisce una forma di colonizzazione. Perché, si chiede lo studioso, vorrebbero dare l’autorizzazione ad un team francese, mentre l’avevano precedentemente negata ad un gruppo di ricercatori calabresi? 

In attesa degli sviluppi della vicenda, ci auguriamo che la situazione possa concludersi al meglio, perché l’eventuale scoperta del tesoro, non potrebbe che favorire la crescita socio-economica e lo sviluppo turistico dell’intero territorio calabrese.