di Vanessa Cuconato
Riflessioni su alcuni temi inerenti la crisi sociale degli ultimi tempi
Anche in quest’ultimo periodo la storia si scrive in base alle decisioni dei potenti a dispetto di quelle dei “deboli”. Basti in tal senso solo a pensare alla guerra Russia Ucraina in cui migliaia di giovani soldati, spesso consanguinei -qui un richiamo all’esecrabilità attribuita da Tucidide nell’antico V sec. 1.C. ai conflitti intestini -perdono la vita per la decisione dei “grandi” della Terra.
Innaturalmente, come già affermava Erodoto, riconosciuto creatore del metodo storico, i padri devono seppellire i figli, rimanendo inermi e tragicamente orbi.
Tali catastrofi, cui si aggiungono quelle ambientali e perché no il rincaro dei prezzi persino alimentari, rendono gli animi sempre più inquieti e angosciati per ciò che sarà.
A causa di scelte scellerate del Governo, quando invece si dovrebbe concretizzare l’idea platonica della meritocrazia più autentica come timone della retta gestione della cosa pubblica, domina assolutamente l’insecuritas[1] descritta da Norberto Bobbio in relazione al clima culturale scaturito dalla prima guerra mondiale.
Neanche ora è un caso che la cifra umana vada progressivamente e inequivocabilmente indebolendosi.
E per l’appunto, ciò avviene in un pianeta in cui da una parte la microrobotica chirurgica già salva vite ormai quasi inevitabilmente compromesse e il digitale si rivela per molti aspetti positivo, ma che sta per essere dominato forse completamente da intelligenze artificiali, ancora difficili da definire. Si guarda al pluriverso e in contemporanea si è in procinto di essere immersi nel metaverso attraverso il quale sarà anche possibile ottenere simulacri dei defunti con i quali illudersi di poter continuare a conversare. La tecnologia plasma e a volte deforma le menti di bambini e di adulti eternamente adolescenti. Inutile dire che questi ultimi si riconoscono in modelli discutibili, recando sul viso spesso i segni di una vita in parte vissuta ma non interpretata.
L’aumento dei prezzi, le inversioni climatiche, l’utilizzo del digitale sono alcuni elementi che contribuiscono a demarcare l’abisso tra ricchi e potenti, poveri e fragili sui margini della sofferenza nei non luoghi definiti dell’appena scomparso sociologo e filosofo Marc Augè, alla pari anche nelle città oppresse dal caldo aberrante degli ultimi giorni. Per non parlare dell’angustia delle carceri e delle condizioni di vita disumane di persone spesso innocenti, costrette a patire anche l’afa innaturale contemporanea. Innocenti e carnefici anch’essi spesso ignorati dalla cronaca.
Così come ignorati dallo Stato e non supportate in nulla sono le famiglie che includono un diversamente abile, ancora oggi nel 2023 relegato nella mera e assordante sofferenza personale e dei suoi cari, segnati anch’essi dal dolore dell’impotenza, dell’indifferenza e in certi casi dal disprezzo di taluni soggetti.
Così come passano quasi inosservati gli alberi che perdono la vita. Temperature record, infatti, specialmente nel Sud hanno contribuito a produrre roghi, uno per tutto quelli sull’Aspromonte, cause di rovesciamento dei paesaggi umani, interiorizzati indelebilmente, ma ignorati dai canali nazionali.
Si versa in una crisi, paragonata da alcuni scienziati ai periodi del covid, probabilmente nella sua complessità e prevedibile progressione anche climatica ancora più ingestibile. Inversione delle situazioni generali, per la quale, se è vero come è vero, che il denaro non dà la felicità bensì il rafforzamento delle possibilità finanziarie, sociali e di vivere più a lungo, di conseguenza i più facoltosi avranno modo di spostarsi e di godere di condizioni generali migliori: per es., migliori cure mediche vs impossibilità di acquistarli dagli indigenti. Fragili paragonabili, in un certo senso, a molti medici, aggrediti spesso nei Pronto Soccorso e presso i presidii psichiatrici, in quanto non tutelati dallo Stato. Uomini di scienza anche loro poco menzionati dalle emittenti impegnate, per es., a parlare dello yacht della Ferragni.
Sembra, a tal punto, azzeccatissimo riprendere il pensiero degli antichi. Infatti, in un articolo di Ilaria Venturi[2], pubblicato sulla prova di latino degli esami di Stato si riflette su una significativa epistola morale di Seneca[3]. Il focus è il seguente: sarebbe opportuno vivere dell’essenziale tranquillità e non badare a collocarsi sotto i riflettori, come fanno molti potenti o politici per i quali la poltrona in aggiunta al vitalizio e alle truffe costituisce lo strumento principe.
Occorre, invece, ripristinare i valori primari: l’importanza del nucleo familiare, la filantropia soprattutto verso le migliaia di migranti da ogni dove, in qualche caso appena menzionati dalla cronaca e di conseguenza sacrificati anche dai media che hanno a lungo portato invece alla ribalta i milionari morti annegati in un sommergibile di ultima generazione. Anziché innalzare barriere sociali, l’obiettivo più prezioso è accogliere gli altri, per arricchirsi anche dal punto di vista demografico e per annichilire finalmente lo stereotipo di razze che non sono mai esistite, come spiegano l’etnologia e le altre scienze.
Ciò è avvenuto certamente nella mente “ampiamente mediterranea” e duttile del grande Andrea Camilleri[4], il quale in un’ intervista si pronunciò, sicuramente più badando agli aspetti antropologici e simbolici, a favore dell’edificazione sul ponte sullo Stretto: « …Finalmente riusciremo ad eliminare quel senso di maledetta o benedetta ‘sicilitudine’: quel senso di isolamento e di solitudine nel quale molti di noi si sono trovati senza desiderarlo».
È qui evidenziata, anche se non in chiave drammatica e/o totalizzante, in quanta affievolita da un microcosmo culturale e creativo ingente, proprio la solitudine di cui tutti, in maniera e per cause diverse, soffrono. Solitudine a cui si unisce il frastuono di una certa ambiguità valoriale.
È proprio vero che regna un’orgia collettiva governata dall’ indistinzione, dal pressapochismo e dal vuoto.
La valorizzazione della funzione della scuola, dell’allievo e del docente all’insegna della riscoperta del piacere dello studio nell’ ottica dell’innovazione.
Ribaltare lo stato attuale delle cose è possibile solo attraverso la valorizzazione della funzione della scuola, che in alcune realtà dovrebbe tornare ad essere ancora più efficiente ed efficace, contribuendo a far sì che si superi la povertà educativa[5], causata non solo dal contesto socio-economico di provenienza degli allievi. Pertanto, è imprescindibile accogliere, far maturare i sentimenti, i quali si possono anche apprendere, in quanto frutto culturale. Doveroso è non solo il conseguimento degli obbiettivi cognitivi ma anche di quelli emotivi e relazionali attraverso l’interazione. Per far ciò si deve puntare sulla formazione continua dei docenti, sulla prassi didattica inclusiva con l’occhio rivolto a 360 gradi all’ambiente, inteso come serbatoio di spunti e punti di partenza concreti anche per gli impieghi del domani, come già in parte si fa attraverso i PCTO. Non da ultima, in quest’ottica, la digitalizzazione che propaga lo spazio circoscritto dell’aula e può motivare maggiormente i giovani, se correttamente indirizzati, con le sue molteplici app ecc.
Accanto a tutto questo e per ovvii motivi, ai docenti fino alla secondaria di secondo grado dovrebbe essere nuovamente restituito il prestigio, il rispetto e lo status sociale nonché l’adeguamento dello stipendio a quelli esteri.
Innovare nel campo dell’apprendimento, quindi, cercando altresì di crescere i propri figli in contesti quanto più possibile di collettività e a contatto con la natura per la sua funzione catartica, finché essa lo permetterà e non si mostrerà indifferente e malvagia come nel Leopardi delle Operette morali o a causa dei cataclismi climatici causati dall’uomo stesso homo faber suae quisque fortunae.[6].
Di fronte a simili scenari non rimane altro che saper cogliere la brevità di un attimo di gioia, ricordando, non per essere banali, Orazio e Lorenzo De Medici nonché la saggezza degli anziani.
Adoperarsi per non soccombere alla sofferenza, certamente supportati, ma apprendere incessantemente da quella comune e quotidiana. Per far ciò si guardi al viaggio di Ulisse e Dante[7], ai tragici greci, e a Hegel per il quale la guarigione scaturisce da un terribile dilaniarsi.
Si potrebbe tornare a riveder le stelle costruendo un noi solidale, un dialogo, nel senso etimologico del termine, contro le contraddizioni e le ingiustizie. Forse un dialogo propedeutico a una rivoluzione.
[1] http://gobetti.erasmo.it/subobbio/valentine/1001.pdf.
[2] Repubblica on line 22 giugno 2023.
[3] Ad Lucilium , XCIV, 15.
[4] Repubblica on line 19 aprile 2001.
[5] Cfr: https://www.savethechildren.it/blog-notizie/che-cosa-e-poverta-educativa-definizione-e-cause.
Dai dati raccolti da INVALSI nel 2021 nelle scuole italiane, infatti, gli studenti e le studentesse di famiglie con livello socio-economico e culturale più basso hanno visto un calo significativo nei punteggi relativi alle prove di matematica ed italiano, in ogni grado scolastico.
Un’offerta educativa di qualità potrebbe interrompere il ciclo vizioso della povertà, che si perpetua da una generazione all’altra: dalla privazione materiale dei genitori, a quella educativa dei minori che, cresciuti, soffriranno a loro volta della marginalizzazione sociale ed economica.
valori sociali o emotivi che sono fondamentali nella crescita di ciascun ragazzo. Di povertà educative in relazione alla Calabria si parla anche nell’articolo rinvenibile al seguente link: https://www.corrieredellacalabria.it/2023/09/02/la-calabria-immobile-e-quella-cura-che-neanche-i-prof-riescono-a-trovare-quando-governano/.
https://www.unive.it/pag/14024/?tx_news_pi1%5Bnews%5D=14776&cHash=71a1e0125b07f64fe3960f44b1527afd.
[6] Massima attribuita ad Appio Claudio Cieco.
[7] Inferno, XXXIV, v. 139.