Bruno Annunziata, Fusaro Gemma, Scola Assunta, Iania Alessandra e Desiderio Noemi
La biografia
John Wayne Gacy era un imprenditore, aspirante politico e clown per feste. Tuttavia, dietro la maschera di Pogo il clown, si nascondeva un uomo perverso e sanguinario, accecato dalla rabbia. Nato a Chicago, Gacy fu responsabile dell’omicidio di 33 giovani uomini tra il 1972 e il 1976, molti dei quali furono trovati sepolti nel giardino di casa sua.
Gacy era sposato e padre di due figli, un marito amorevole e cortese. Tuttavia, il futuro assassino commise la sua prima aggressione sessuale nell’agosto del 1967, vittima il quindicenne Donald Voorhees. Arrestato per molestie e sodomia, Gacy fu condannato a 10 anni di carcere nel 1968, ma fu rilasciato dopo soli diciotto mesi per buona condotta.
Tornato a Chicago, Gacy ricominciò una nuova vita, diventando aiuto cuoco in un ristorante e fondando la Painting, Decorating & Maintenance Contractors, un’impresa edile. Nonostante le sue fantasie omosessuali non fossero ben viste dalla comunità, il suo ruolo di capitano di distretto dei democratici della contea di Hook gli permise di guadagnare la fiducia della gente del quartiere.
La vita parallela
Alla fine del 1975, Gacy creò il personaggio di Pogo il clown. Il suo primo omicidio risale al 2 gennaio 1972, vittima il quindicenne Timothy Jack McCoy. Da quel momento, Gacy iniziò a uccidere sempre più giovani, godendo dell’atto stesso dell’uccisione. Spacciandosi per un agente, Gacy rapiva le sue vittime, terrorizzandole con la minaccia dell’arresto. Una volta a casa, Pogo il clown mostrava loro un trucco di magia, spesso quello delle manette, per poi torturarli e ucciderli tramite soffocamento.
L’arresto e il processo
La polizia scoprì Gacy durante le indagini per la scomparsa di Robert Piest. Gli investigatori risalirono a Gacy grazie alle testimonianze di parenti e amici di Piest. La perquisizione della sua casa rivelò decine di corpi e ossa, oltre a numerosi oggetti incriminanti. Gacy conservava alcuni oggetti delle sue vittime come trofei, simboli delle sue “vittorie”.
Il caso di Gacy alimentò significativamente la paura nei confronti del clown malvagio nell’immaginario popolare. In attesa del processo per omicidio, il killer clown fu interrogato dal novembre 1979 all’aprile 1980, senza mai mostrare segni di rimorso. Anzi, affermò: “Non sono un mostro orribile come mi vogliono dipingere”.
Dopo il processo, Gacy fu dichiarato colpevole e condannato alla pena di morte il 10 maggio 1994.
La reazione dei media
John Wayne Gacy ha avuto un impatto significativo anche sulla cultura popolare e ha ispirato, direttamente o indirettamente, diversi elementi in opere famose, tra cui il personaggio di Pennywise, il clown malefico nel romanzo It di Stephen King. King ha dichiarato di aver creato la figura di Pennywise in parte ispirandosi alla figura di Gacy, un uomo che indossava il costume di clown per ingannare le sue vittime e che, dietro quella maschera di innocenza, nascondeva la sua natura di predatore.
Il legame tra Gacy e il personaggio di Pennywise è evidente, soprattutto nel modo in cui entrambi usano l’immagine di un clown per creare un contrasto disturbante tra l’apparente benignità e la malvagità latente. Nel caso di Gacy l’identità di clown era una facciata, una maschera che celava la sua atrocità, proprio come Pennywise, che attrae e inganna i bambini prima di ucciderli.
Questa connessione tra Gacy e il personaggio di Stephen King ha contribuito a rendere l’immagine del clown un simbolo di terrore ancora più potente, tanto da influenzare la rappresentazione dei clowns nei media successivi e rendere ancora più inquietante la figura del clown come archetipo del male.