I testimoni del dolore degli anni di piombo: Galvaligi e Petralia. Progetto Occorsio

Dalla scuola

Classe IIA Liceo classico

“La giustizia adotta una scuola”: gli studenti dello Julia riscoprono la figura del generale Galvaligi.

 

“Mio padre era un uomo buono, severo, protettivo. Tutti pensano che il proprio padre sia immortale, quando muore lo si accetta, ma quando qualcuno ti uccide il papà non puoi accettarlo”. Con la voce rotta dall’emozione di quella che, come lui stesso spiega, è la prima testimonianza pubblica della storia e della figura di Enrico Riziero Galvaligi, il figlio Paolo apre uno spaccato inedito… perché a 40 anni di distanza fa toccare con mano il dolore, lo strazio, la ferita insanabile che gli anni di piombo hanno lasciato dietro di sé. La lezione rientra nel ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Occorsio con il Ministero dell’Istruzione, Dipartimento delle risorse umane, finanziarie d strumentali, e ci ricorda che le vittime del terrorismo rappresentano un sistema di valori che non può essere dimenticato.

All’incontro “La giustizia adotta una scuola”, a cui venerdì 14 maggio scorso hanno partecipato gli alunni del liceo Julia di Acri insieme al Liceo Galilei di Siena e al Liceo Copernico di Udine, incentrato sulla tematica delle carceri, l’attenzione si è concentrata sul generale dei carabinieri Galvaligi, ucciso dalle Brigate Rosse. La testimonianza di Paolo Galvaligi è stata toccante, riuscendo a toccare le corde dei cuori dei presenti, degli studenti in special modo, che hanno avvertito il valore umano di una figura che ha preso vita grazie ai ricordi ed al racconto di quella notte del 31 dicembre 1980, la notte in cui fu ucciso in un agguato.

A raccontare la “comunità dolente” delle carceri, il Presidente del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Bernardo Petralia: “Galvaligi – ricorda – era stato scelto dal generale Dalla Chiesa per sedare le turbolenze degli istituti penitenziari, in particolare delle supercarceri destinate ai terroristi. Per questo è stato ucciso”. Petralia ha poi attualizzato la tematica del terrorismo “perché” – spiega – “la parola terrorismo ha assunto una fisionomia completamente diversa, c’è stata, infatti,  una torsione semantica del termine. Oggi il terrorismo si è globalizzato, è diventato un fenomeno di rilievo internazionale. Ma non per questo ha diminuito la sua capacità offensiva né tantomeno è diminuita l’esigenza di combattere e contrastare qualsiasi tipo di funzione o rigurgito terroristico. I terroristi, durante gli anni di piombo, trovavano in coloro che avevano idee diverse dalle loro dei nemici da combattere e a farne le spese erano soprattutto gli uomini di Stato”. 

L’incontro è proseguito con l’intervento di Paolo Galvaligi, che ha fatto conoscere il lato umano del padre. Il Generale ha ricordato il padre come una persona presente e protettiva, i cui insegnamenti hanno costituito un punto fermo nella sua vita. Dopo l’uccisione ha cercato in tutti i modi di emulato e, a distanza di tanti anni, lo sente ancora presente, sente che ha gioito e sofferto con lui, aiutandolo in ogni momento della sua vita. 

Tante le domande, che le testimonianze di Petralia e Galvaligi hanno stimolato tra i ragazzi, impegnati a ripartire dalle storie delle vittime del terrorismo per affrontare un’esperienza di vita all’insegna della legalità.