<<Alto, aitante e leggiadro della persona; quanto ammirato, altrettanto modesto; rispettoso e ubbidiente, ma ribelle a qualsiasi atto di abuso e ingiustizia. Vestiva l’abito talare, ma si estasiava ai canti del Tirteo, che aveva tramandati a memoria in greco e nella loro traduzione italiana; sicché non mi sorprese troppo sentirlo l’Eroe di Sapri>>: così fu definito il giovane Falcone dal vicepresidente del Collegio Corsini di San Demetrio Corone Antonio Marchianò, il quale fu maestro del <<carissimo discepolo>>. Egli nacque il 23 Ottobre 1834 ad Acri e tutta la famiglia sperava di indirizzare il giovane verso una vita ecclesiastica, vita che poco s’addiceva ai suoi ideali patriottici e al suo carattere focoso. Ben presto infatti venne trasferito al Seminario di Bisignano, dove lo travolse la rivoluzione del ’48, occasione in cui inalberò una bandiera rivoluzionaria al cospetto degli insegnanti. Trascorse la giovinezza curvando il capo sui libri e discutendo di letteratura, tra il borgo natio e la magica città delle Sirene (Napoli), città che il giovane detestava per i rigorosi studi monastici condotti nel collegio di San Carlo Arena. Conobbe Agesilao Milano e Attanasio Dramis, con i quali decise di congiurare contro i Borboni e versare il sangue per la libertà. Ma l’attentato per uccidere il re fallì: Falcone lasciò Napoli clandestinamente e giunse a Malta, dove conobbe Nicola Fabbrizi, che lo mise in contatto con Giuseppe Mazzini per la prematura e precipitosa spedizione di Sapri. Suggestionato da Mazzini e Pisacane, il giovane ribelle decise di prendere parte alla spedizione come colonnello insieme ad altre ventisette coraggiose anime, andando così dritto alla morte. La spedizione fallì: il 2 luglio 1857 l’anima del ventunenne acrese spirò da Sanza e la sua figura bollente venne immortalata in una magnifica statua ancora presente nel paese, memoria materiale di quel giovane coraggioso, morto in onore della patria.