di Rossana Branca
[ngg src=”galleries” ids=”54″ display=”basic_thumbnail” thumbnail_crop=”0″]Il 2019 è stato l’Anno Internazionale della Tavola Periodica degli Elementi Chimici, grazie proprio a Mendeleev che 150 anni fa ha fatto la sua scoperta. All’Universo bastarono 15 minuti per generare gli elementi più semplici: idrogeno (H), elio (He) e tracce di litio(Li). Niente reazioni chimiche, nessuna molecola complessa. Oggi, quasi 14 miliardi di anni dopo, il 2% dell’idrogeno e dell’elio dell’Universo si è trasformato nella vasta gamma di elementi classificati nella Tavola Periodica: progressivamente, la trasformazione ha permesso la nascita della chimica complessa e, in definitiva, della biologia. Il processo di produzione di nuovi elementi è chiamato nucleosintesi. Ma di cosa si tratta? La nucleosintesi del Big Bang è stata molto diversa da quella stellare: la prima durò pochi istanti e produsse idrogeno ed elio, e piccole quantità di litio; la seconda è lenta e va avanti da miliardi di anni, a partire da quando le prime stelle iniziarono a sintetizzare carbonio, ossigeno e molti altri elementi.
All’inizio dell’Universo la maggior parte delle stelle era massiccia. In esse il processo di fusione atomica – ossia di trasformazione dell’idrogeno in elio, dell’elio in carbonio, del carbonio in magnesio, sodio e neon – è più rapido rispetto a quelle con massa minore. Perciò in poche centinaia di milioni di anni vi fu un notevole aumento di tali elementi.
Alla fine della loro vita, esaurito il carburante”, quelle stelle esplodevano in supernove generando elementi più pesanti, dall’ossigeno al silicio, fino al selenio. Poi, elementi con un numero di protoni ancora maggiore, ossia ancora più pesanti, si formavano quando stelle di neutroni (quel che rimane di stelle massicce esplose) si scontravano e fondevano tra loro: tali eventi hanno generato elementi quali il radio, lo xenon, l’uranio, passando per l’oro e il platino.