di Myriam MOlinari
Che cos’è l’amore? Il sentimento a cui tutto ciò che è buono si riconduce e per cui tutto accade, il perno attorno a cui tutto gira. E’ vasto, sconfinato, infinito, inarrestabile, vivo. L’amore è di tutti, nessuno escluso, perciò tutti possono parlarne: bambini, uomini, donne, anziani e nessuno mai sbaglierebbe. Ha innumerevoli forme e definizioni. Forse l’amore, al giorno d’oggi, è quasi un atto di ribellione, ferma opposizione contro il buio dell’indifferenza e un inesorabile vuoto che ci avvolge. È qualcosa che sfugge alla razionalità, follia della ragione, una dimensione esterna al mondo, dove il tempo si incanta e alla quale si giunge, quando si abbassa la guardia per lasciare entrare qualcuno, che ci rende, quindi, vulnerabili. Amare significa perdere i confini di sé stessi per fonderci nell’altro, è uno specchio per due anime. È contraddizione: è la cosa più semplice ed elementare e, allo stesso tempo, la più complessa. Forza salvifica e distruttiva. “Odi et Amo”, scriveva Catullo. Amando ci si lascia andare, perchè è libertà, brivido e rischio e si vive a fondo. Perché, in fin dei conti, cosa sarebbe la nostra vita senza passioni? Forse non la si potrebbe nemmeno definire tale: “Dove non puoi amare non soffermarti”, Frida Khalo.
L’amore è anche ciò che da sempre ispira scrittori, artisti, cantanti e poeti. Sul piano della letteratura medievale, nel sud della Francia si sviluppano gli ideali di amor cortese, visto come servizio, sottomissione, totale dedizione, fonte di gioia con l’esperienza del “fin’amor”, amor nobile e perfetto ed è un’esperienza più concettuale che reale. La donna sposata diventa oggetto di amore adultero, nostalgico e rassegnato, è più che altro un gioco della mente. Spostandoci in Italia, nella seconda metà del Duecento, nasce la Scuola Siciliana dove l’amore è completa dedizione alla donna amata, e si presta attenzione alla fenomenologia dell’innamoramento, perciò all’interiorità del poeta-amante. In Toscana gli ideali cortesi incontrano una forte spiritualità: la donna è, così, essere angelicato che eleva a Dio e purifica l’uomo dalle bassezze, perfezionandolo moralmente. Cavalcanti vede l’amore come esperienza distruttiva e come perdita delle facoltà razionali, angoscia e tormento a tal punto da indebolire gli spiriti vitali. Inizialmente, anche Dante condivide questa concezione, ma poi abbandona questa fase per una nuova concezione che vede il suo amore per Beatrice Portinari come sentimento beatificante, nobile e tutto spirituale, mezzo di elevazione verso il divino. Petrarca,invece, intellettuale a cavallo fra i due secoli, attraverso il suo forte amore per Laura, esprime il suo io poetico, quindi il suo dissidio interiore e malessere tra il cedimento alle cosiddette “turpitudini terrene”, la passione amorosa in questo caso e il richiamo alla purificazione e alla spiritualità. Laura è nella sfera delle cose umane, non è più donna angelicata, ha una sua fisionomia ed è soggetta al fluire del tempo. Il fatto che sia irraggiungibile non eleva il poeta, bensì lo sconforta e lo abbatte, allontanandolo da Dio verso l’amore terreno. Facendo un salto indietro, verso la metà del 400 a.C., ad Atene, il filosofo Platone intende l’amore (Eros, un essere “intermedio”) come metafora della filosofia: forza mediatrice fra sensibile e sovrasensibile, ciò che, nell’idealità della Bellezza, spinge verso l’Unità originaria (in nome della mancanza che gli è propria), verso il Bene; come nella filosofia, il filosofo, a metà tra ignorante e sapiente, aspira al sommo sapere. C’ è anche Virgilio, poeta latino, “Amor vincit omnia” e forse nessun’altra frase riesce a rendere meglio l’idea: è l’amore che sempre prevale, è ciò che vince “e noi cediamo ad Amore”. E perchè non ricordare la folle ed inevitabile storia d’amore tra i pittori messicani Frida Khalo e Diego Riviera, definiti, per il loro aspetto diametralmente opposto, “l’elefante e la colomba”, una storia tormentata e struggente, piena di tradimenti, ma senza cui nessuno dei due era capace di resistere, un desiderio diventato ossessione, frutto di un sentimento complesso e radicato. Frida a Diego: “È lecito inventare dei verbi nuovi? Voglio regalartene uno: io ti cielo, così che le mie ali possano distendersi smisuratamente per amarti senza confini”. Ed è sempre l’amore che ha fatto scrivere a De Andrè, Jovanotti, i Pink Floyd, gli Oasis le più belle canzoni di tutti i tempi, che da sempre ci fanno sognare e innamorare poiché, del resto, è sempre “l’Amor che muove ‘l sol e l’altre stelle”.
[ngg src=”galleries” ids=”81″ display=”basic_thumbnail” thumbnail_crop=”0″]Figura 1 Frida Khalo, “Diego nella mia mente”