Non può essere evitata l’adozione del nuovo piano di dimensionamento 2024-2027, così come presentato sabato scorso dal Consiglio provinciale di Cosenza. L’ultima Legge di bilancio ha reso applicativi i criteri PNRR deliberati dal Governo Draghi che abbassano i criteri numerici per il mantenimento delle autonomie scolastiche a 600 alunni per i comuni montani e a 1000 per i centri urbani. Si tratta quindi di un’operazione dovuta, a cui non si può derogare, un’operazione che però sta suscitando aspre critiche da parte delle componenti coinvolte: istituti scolastici e municipalità. Si contesta la poca condivisione del piano, tenuto gelosamente segreto, tanto da non essere stato partecipato neanche alle organizzazioni sindacali, ma soprattutto si contesta la penalizzazione di alcuni comuni che, rispetto ad altri, si sono visti dimezzare le scuole esistenti. Per comprendere le ragioni di questa manovra occorre considerare che si è trattato di un’operazione prevalentemente politica che solo in pochi casi si è risolta in una effettiva collaborazione tra scuole ed enti pubblici. Si deve ragionare quindi in termini politici e di razionalizzazione della spesa pubblica. Analizzando l’operazione con sguardo critico, secondo una logica di conservazione dei presìdi scolastici territoriali, solo alcuni comuni, tra cui Acri, hanno proposto ottime soluzioni per il mantenimento delle autonomie scolastiche all’interno dei loro confini. Sventato il progetto del polo unico, che avrebbe concentrato tutte le scuole secondarie in un solo istituto sopprimendo le dirigenze del Liceo e dell’ITCGT Falcone, Acri riuscirebbe a preservare il 70% delle autonomie scolastiche, ottenendo di salvaguardare quattro scuole su sei tra comprensivi e Istituti superiori. Un risultato invidiabile che terrebbe conto delle esigenze territoriali e dell’utenza, soprattutto se si pensa alla sorte di comuni meno fortunati come ad esempio Corigliano-Rossano che si vedrà portar via 4 autonomie su 9. Ad Acri, secondo la bozza presentata dalla provincia, resteranno l’IIS IPSIA ITI e l’IIS Julia-Falcone (che deriverà dall’accorpamento dell’ITCGT al Liceo Julia). Rimarranno quindi le dirigenze e i Dsga dei due Istituti superiori Liceo e IPSIA ITI, con continuità nella direzione e nella gestione amministrativa e didattica.
Un altro comune che ha operato bene, provando a mantenere l’autonomia scolastica è stato San Demetrio Corone, che ha usufruito della deroga per gli omnicomprensivi, cosa che pare non aver fatto Luzzi che ha rinunciato alla deroga a favore dell’IIS Bisignano, dove invece si è preferito giocare su un dilazionamento dei tempi ottenendo l’autonomia solo per tre anni. Ogni Comune, quindi, ha operato le proprie scelte, alcuni per un maggior consenso elettorale, ma altri, come ad Acri, per ottenere una maggior forza negoziale in termini di organizzazione di presìdi didattici e erogazione dei livelli essenziali di prestazione.
Nessuno mette in dubbio che il nuovo dimensionamento causerà un vero e proprio sconvolgimento nelle scuole interessate. Il piano, che andrà in vigore dal prossimo anno per un triennio, porterà innumerevoli disagi e complicazioni all’interno degli istituti scolastici in cui si metterà in discussione la titolarità del personale ATA e docente, per far posto al personale dell’istituto accorpato. Si determineranno perdenti posto, gli studenti in alcuni casi perderanno i loro docenti. Gli istituti dovranno riorganizzare risorse e uffici, con grande dispendio di energie e tempo. Tutto questo sconquasso diventerà ancora più oneroso in termini di organizzazione poiché in coincidenza con l’attuazione dei progetti PNRR, per i quali occorre rispettare tempistiche e target per non incorrere nel commissariamento.
dimensionamento scolastico 2024 – 2027