di Rossana Branca
Il 12 Ottobre, ben 124 anni fa a Genova nasceva Eugenio Montale, autore rappresentativo di un’epoca in cui innovazione e modernità raggiunsero rapidamente vette impensate. Parliamo di un poeta che non solo ha saputo leggere il suo tempo, mantenendo intatto il ponte con il passato anche nell’apprendimento della lezione di grandi maestri come Dante, Petrarca e Leopardi, ma è riuscito a guardare al futuro, in almeno quattro direzioni diverse, che di fatto sono al centro di questo nostro pensiero contemporaneo: la tecnologia, il lavoro, la massa e l’arte, intesa come destino di sé stessa. E questi quattro temi riportano a un concetto molto più ampio, perché , come spiega lo stesso Montale nella brevissima introduzione del libro “Nel Nostro Tempo”, queste pagine “insistono soprattutto sulla condizione dell’uomo libero, dell’uomo che vorrebbe essere libero, o crede di volerlo, nel mondo e nell’età in cui siamo nati”.
Montale, inoltre, aggiunge di non essersi rassegnato allo scorrere del tempo cronologico, alla “lancetta” dell’orologio. “Accetto il tempo che mi è toccato, non ne vorrei uno diverso perché oggi, come forse mai prima, non si può credere in un’assoluta continuità temporale”, queste sono le sue parole con cui contravviene in parte anche al sentire comune, ovvero a quella sensazione di non aderenza al proprio tempo presente, spesso tradotta in nostalgia per il passato, o desiderio di un futuro diverso da quello che ci è toccato.
L’originalità della nuova e profonda poetica montaliana nasce da un’intima rielaborazione della tradizione che fa pensare ad una sorta di “compromesso” realizzato dall’autore, appunto tra la tradizione letteraria e le istanze innovative così vivacemente espresse dalla letteratura novecentesca.
Non possiamo non riconoscere che è anche grazie a lui che oggi siamo quello che siamo ed è per questo che vi vogliamo lasciare con una delle sue frasi più significative:
“Essere sempre tra i primi e sapere, ecco ciò che conta.”