Oggi parliamo di uno dei più grandi capolavori della letteratura russa: Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij.
Una storia d’amore che vi terrà incollati alle pagine. L’ambientazione si colloca tra strade, ampi panorami, soffitte oscure e strutture antiche, che fanno da cornice alle quattro notti che si susseguono.
I sogni del protagonista derivano dai suoi desideri più profondi ed egli arriva a proiettare le proprie paure e fantasie interiori sull’ambiente esterno. Realtà e immaginazione si fondono sotto la soffice luce bianca che domina le notti estive nelle frenetiche metropoli, dove il sole non tramonta mai del tutto.
Questo fenomeno celeste funge da metafora dello stato esistenziale del protagonista, la cui percezione della realtà è perennemente intrecciata con il suo mondo interiore. Alla fine, il mondo interiore trionfa su quello esterno, almeno fino alla fuga di Nastenka, una giovane ragazza orfana che nel libro rappresenta la parte razionale. Il protagonista sognatore incarna, invece, l’essenza della cultura romantica ottocentesca, e rappresenta le problematiche esistenziali di quel tempo.
Questo sognatore, consumato da desideri perennemente inappagati, vaga senza meta per le strade della città, immaginando una connessione idealizzata e irraggiungibile con Nastenka. Durante il suo errare, il protagonista sostituisce le proprie illusioni con la dura realtà del mondo. Intrappolato in un regno autocostruito, esso si ritrova sconfitto, incapace di scappare.
Il viaggio esistenziale del protagonista raggiunge un punto critico durante l’incontro con la figura femminile, sconvolgendo l’ordine da lui prestabilito. Questo momento cruciale stabilisce l’inizio di un’esperienza memorabile che finisce per impregnare e segnare la sua intera vita.
Da leggere.