di Chiara Elia
Tutto ebbe inizio con Aristotele
Natura/cultura. Questo binomio ha aperto l’incontro tenutosi 15 giorni dopo la ventunesima edizione della Giornata mondiale della filosofia, istituita dall’UNESCO e celebrata ogni anno il terzo giovedì del mese di novembre, a cui hanno partecipato gli studenti del quarto e del quinto anno del Liceo Classico e Scientifico V. Julia.
Ad aprire i battenti è stata Sandra Plastina, scrittrice, filosofa, docente all’Università della Calabria in Storia della filosofia moderna ed esperta di filosofia del Rinascimento, con un occhio di riguardo al ruolo delle donne. Ed è proprio su quest’ultimo tema che ha voluto far riflettere l’uditorio, mettendo in luce tutti quegli elementi che hanno contribuito a creare il concetto di disparità fisiologica tra uomo e donna.
Tutto ebbe inizio con Aristotele che, attraverso uno studio approfondito del mondo animale, formulò l’ipotesi secondo cui l’uomo fosse più evoluto rispetto alla donna (“maschio mancato”), poiché costituito prevalentemente da calore, elemento che gli forniva intelligenza, robustezza e coraggio, mentre la donna, veniva da lui considerata fredda e quindi più lenta e più debole. Inoltre, l’utero veniva definito come un semplice contenitore che accoglieva il seme maschile e si pensava fosse un animale vagante all’interno del corpo, idea ampiamente diffusa fino al Settecento.
Se nel corso del Medioevo le donne venivano considerate come soggette in tutto e per tutto all’uomo, con l’Umanesimo e il Rinascimento si assistette ad un netto miglioramento delle loro condizioni di vita, specialmente per quanto riguarda le classi medio-alte. Ne è un esempio Cristina da Pizzano, francesizzato in Christine de Pizan, figlia di un famoso medico e astrologo italiano, invitato alla corte del re Carlo V. Frequentando gli ambienti più colti della Francia e supportata fortemente dal padre, Christine ebbe modo di acquisire una considerevole educazione, nonostante la madre continuasse a ripeterle che tutti quegli studi non le sarebbero serviti a nulla, poiché il suo unico obiettivo doveva essere quello di sposarsi. Dopo la morte del marito, però, si trovò sola con due figli da accudire e un patrimonio da gestire, di fronte ad un mondo che la escludeva solo perché donna e quindi incapace di muoversi senza una figura maschile. Fu proprio l’incapacità di comprendere la società in cui viveva che la indusse a scrivere l’opera “La Cité des Dames”, nella quale si interrogò sull’origine del concetto di superiorità maschile, con il fine di smantellare tutti quei pregiudizi misogini che permeavano la cultura del tempo.
Come lei, anche Moderata Fonte e Lucrezia Marinella concorsero ad ottenere un miglioramento delle condizioni di vita delle donne, nonostante le loro opere venissero costantemente tagliate fuori dal panorama culturale, in favore della produzione maschile. La prima, nata e vissuta a Venezia, scrisse un’opera in volgare veneziano intitolata “Il merito delle donne”, nella quale sostenne la parità di genere e la capacità delle donne di poter svolgere ogni tipo di attività se solo fossero state istruite alla stregua degli uomini. La seconda, invece, suffragò l’idea di superiorità femminile, sostenendo la tesi secondo la quale Dio avrebbe creato la donna ispirandosi al “bello”, conferendole una maggiore bellezza e grazia rispetto all’uomo.
Tutti questi piccoli tasselli hanno contribuito a creare un mosaico più vasto, rendendo la società consapevole di come quei preconcetti non derivassero dalla natura bensì dalla cultura. Infatti, non è insito nella natura umana l’idea di inferiorità femminile e di superiorità maschile, ma è stata la cultura a deviare verso queste conclusioni del tutto infondate, portando gli uomini a credere per millenni a simili affermazioni.
A questo punto il discorso si è interrotto e la parola è passata agli studenti e alle loro considerazioni, anche alla luce delle recenti notizie di femminicidio, ormai divenute frequenti in Italia.
Le domande che i ragazzi hanno avuto l’opportunità di rivolgere a Sandra Plastina spaziavano dall’antichità fino all’attualità, dalla cultura occidentale a quella orientale, dalla religione naturale alle istituzioni ecclesiastiche; il tutto inserito in un discorso quasi confidenziale, che ha permesso anche ai più timidi di partecipare attivamente all’evento, promuovendo uno scambio di idee (anche contrastanti) tra ragazzi e ragazze di istituti diversi e con opinioni differenti, portandoli a riflettere su tematiche più che mai attuali.
Ed è proprio questo l’obiettivo della Giornata mondiale della filosofia, o meglio, della filosofia: riflettere, attivare le menti e coltivare con cura la propria cultura, giorno dopo giorno, come un contadino si occupa del suo orto. È necessario imparare ad essere consapevoli delle proprie scelte e delle proprie azioni e per farlo non possiamo non rivolgerci alla filosofia che è forse l’unica in grado di condurci verso la libertà di pensiero e di ragionamento.
Buona Giornata mondiale della filosofia a tutti.