di Rossana Branca
[ngg src=”galleries” ids=”104″ display=”basic_thumbnail” thumbnail_crop=”0″]Tutti conosciamo Dante come autore della Divina Commedia, ma siamo tutti consapevoli della sua poliedricità? Dante non fu solo un poeta, ma anche uomo di scienza e nella sua opera, attraverso continue elaborazioni, ha mescolato la Teologia, la Filosofia, la Fisica Aristotelica e l’Astrologia, il tutto pensato ed elaborato in chiave simbolica e allegorica. Nella Divina Commedia il poeta spesso ricorre all’astronomia, designata come astrologia, per legare in un certo senso alla realtà il suo viaggio simbolico, una sorta di bussola per l’orientamento. Le sue conoscenze di astronomia derivano dalla lettura delle opere di antichi autori e l’astronomia della Divina Commedia è basata sul sistema tolemaico, secondo cui la Terra è immobile al centro dell’Universo e intorno ad essa ruotano il Sole e la Luna e, mediante cicli ed epicicli, i cinque pianeti. Il poeta immagina la Terra divisa in due emisferi, quello delle terre emerse e quello delle acque. Al centro dell’emisfero boreale colloca Gerusalemme, posta a circa 32° di latitudine nord, sotto alla quale s’immagina scavata l’immensa voragine dell’Inferno, ed equidistante dai confini estremi del fiume Gange e delle colonne d’Ercole; agli antipodi della città, nell’oceano dell’emisfero australe, sorge la montagna del Purgatorio (32° lat. sud), alla cui sommità si trova il Paradiso.
L’inferno è immaginato da Dante come una voragine a forma di cono rovesciato, il cui vertice è al centro della Terra. La sua struttura si formò al principio dei tempi a causa della caduta di Lucifero, che precipitò dal Paradiso, in modo tale da rimanere conficcato al centro della Terra; la voragine infernale si apre al di sotto di Gerusalemme, che ha per asse la verticale di Sion. Si crede, inoltre, che la base del cono infernale abbia un diametro di 3.250 miglia, pari al valore del raggio terrestre. Dante, partendo dall’Inferno stesso, ci consente di arrivare al primo indizio della precessione equinoziale, mentre l’asse che ruota e genera il cono creatosi dal ritiro delle terre emerse, orripilate dall’arrivo di Lucifero, non è altro che l’asse terrestre stesso, che rispetto al Polo dell’eclittica ha un’angolazione pari a 23°.5’, e punta dritto sulla Stella Polare. Dante mostra di conoscere i movimenti delle stelle e anche il fenomeno della precessione degli equinozi, il cui risultato è, appunto, un moto di precessione durante il quale la posizione delle costellazioni sulla sfera celeste cambia lentamente nel tempo con un ciclo completo di circa 26.000 anni, per cui anche le date degli equinozi tendono a variare anno dopo anni. Possiamo, dunque, definire il suo viaggio in maniera prettamente astronomica e rigorosamente scientifica: quando parla di stelle intende riferirsi alla configurazione astronomica del cielo reale e allo zodiaco delle “costellazioni” . Dante, insomma, con la sua Divina Commedia ci ha proposto un mirabile spettacolo di Astronomia e Letteratura, un ulteriore riconoscimento e gratitudine al Sommo Poeta.