Di Gabriele Carbonaro D’Amico
Con quel sinistro ha incantato, emozionato, trascinato, esaltato, riscattato una città, popoli interi, trasformando lo stanco rito del calcio in un sabba satanico in cui al centro c’era solo lui, Diego, anzi Diègol, come fu subito soprannominato dai napoletani. Diè e gol, un gol da Dio, anzi di Dio. Il sinistro di Dios come la mano di Dios, per vendicare gli argentini di una guerra persa, ridicolizzando gli inglesi al campionato mondiale prima di umiliarli con la rete più bella della storia del calcio.
Diego Armando Maradona nacque il 30 Ottobre 1960 a Lanùs, un misero sobborgo di Buenos Aires, neanche a dirlo di domenica, il giorno destinato a segnare la sua vita. E, naturalmente, uno dei primi regali che ricevette fu un pallone. Partito dalla minuscola squadra dell’Estrella Roja, a soli 10 anni era già una star dall’Argentinos Junior dove a 16 anni entrò tra i professionisti. Due volte il Pallone d’Oro Sudamericano, venne acquistato dal Boca Juniors nel 1981 per passare già nell’82 al Barcellona dove, però, finì massacrato dai difensori spagnoli e dai dissapori con la società.
La svolta nella vita e nella carriera di Maradona nel 1984 con il passaggio al Napoli: ed è subito delirio. Il 5 luglio viene presentato a 80mila tifosi esaltati nello stadio San Paolo. Nel 1987 Maradona è all’apice: il 10 Maggio porta il Napoli a vincere lo scudetto, prima squadra del Sud a rompere il dominio delle squadre settentrionali. Poi arriveranno altri traguardi, come la Coppa del Mondo conquistata con l’Argentina, sempre trasformando ogni partita, ogni tocco del pallone, ogni assist, ogni gol in un’esplosione di fantastica bravura.
Con la notorietà, come lui stesso ha poi ammesso, arrivarono vizi e stravizi, fino alla dipendenza dalla cocaina che provocò scandali, squalifiche, perfino condanne. Tutte vicende, però, che non hanno mai offuscato il suo talento cristallino che resta intatto nel tempo, insieme con la sua carica emozionale che spinge al riscatto, dalla povertà, dalla miseria, da una condizione di emarginazione e subalternità a cui sono condannati tutti i Sud del mondo.