20 Marzo, Giornata Mondiale della Felicità. Forse nessuno se ne è ricordato

Attualità Dalla scuola

di Alessia Mauro

Felicità: una ricerca lunga una vita, che sembra non trovare mai risposta. Soprattutto in questo periodo, reso surreale dall’emergenza Coronavirus e in cui più che un obiettivo, sembra quasi un’utopia. Il 20 marzo si celebra la Giornata Mondiale della Felicità. Forse nessuno se ne è ricordato: chiusi, ognuno a casa propria, bombardati di continuo da notizie allarmanti, sognando una quotidianità prima a lungo disprezzata. È così che ci ritroviamo. Che valore assume questa ricorrenza? «Siamo seri: non c’è molto per cui essere felici in questo momento. Ma è bello pensare che questa pandemia apporterà importanti cambiamenti nel modo in cui concepiamo e viviamo la felicità e le nostre relazioni», commenta Alessandro Cozzolino, life coach e autore di numerosi libri dedicati alla felicità. Credo che sia arrivato il momento di fermarci e soffermarci ciascuno sul proprio stato d’animo: paura, senso di impotenza, ansia, smarrimento, incertezza del domani. Ecco, siamo chiamati a condividere tutti, nessuno escluso, queste determinate emozioni che oggi più che mai ci accomunano e che fanno sentire in una bolla che attanaglia le vite di tutti, costretti a restare in mura che impediscono l’esplorazione della felicità, la voglia di libertà. L’ “International Happiness Day” venne proclamato per la prima volta nel 2012 dall’Assemblea Generale dell’ONU. Fu il consigliere speciale dell’Onu, Jayme Illien, a scegliere come data il 20 marzo, proprio per l’equinozio di primavera, simbolo di rinascita. Ma che cos’è la Felicità? E’ quella gioia lungamente desiderata e mi voglio riferire soprattutto a questo momento: saremo, quindi, felici di poter cingere con un abbraccio i nostri amici, dopo l’astinenza di qualche mese, saremo felici di poter lasciare una pacca di incoraggiamento sulle spalle degli amici oppure prendere la mano di chi ci è mancat. “Incontrare” gli affetti attraverso uno schermo non è proprio come star loro vicino, che poi è quello che ci fa sentire veramente bene. Penso che piena di tanti significati sarà quella gocciolina di lacrima che strierà le nostre guance, quando un giorno ci troveremo nella situazione di dover raccontare, o meglio testimoniare, tutto questo alla futura generazione. I nostri figli stenteranno a credere che tutto quello di cui avremmo avuto bisogno ai tempi del Covid-19, e che ci avrebbe reso FELICI sarebbe stato un abbraccio, una stretta di mano, non mantenere nessuna distanza di 2 metri e invadere tutti gli spazi necessari per far spaziare la gioia di sentirsi liberi da ogni costrizione, purtroppo inderogabile. Oggi, schiavi di tutto questo, domani più forti che mai, pronti ad affrontare la nuova vita, con nuove consapevolezze; la più importante, quella di essere appagati nonostante tutto. Secondo la classifica del “World Happiness Report” la Finlandia è il Paese più felice al mondo o almeno così risulta dal rapporto dell’Onu sulla felicità nel mondo, che, per il terzo anno consecutivo, la vede in testa alla classifica. L’Italia migliora di sei posizioni, ma resta comunque trentesima nel rilevamento fatto quando ancora non era esplosa l’emergenza coronavirus. A sgomitare con la Finlandia ci sono la Danimarca, seconda, e la Svizzera sul gradino  sottostante. In fondo alla classifica, invece, il Sudan e l’Afghanistan, due Paesi devastati dalla guerra, che occupano rispettivamente il penultimo e l’ultimo posto. I Paesi più felici sono quelli “in cui le persone provano un senso di appartenenza, in cui si fidano e si apprezzano a vicenda”, spiega John Helliwell, coautore del rapporto. “La fiducia condivisa riduce l’onere della sofferenza e quindi la disuguaglianza del benessere”. Ed ecco che “L’Utopia” di Tommaso Moro non potrebbe calzare più  a pennello come in questo momento attuale; ma ora non ci serve solo un’immaginaria isola abitata da una società ideale con regole finalizzate, in cui è la cultura a dominare la vita degli uomini, ma soprattutto un luogo felice, momentaneamente inesistente. E come non citare le ultime parole dell’ anziano signore protagonista nel libro “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone; dopo una lunga serie di “Mi piace”, conclude con il più suggestivo: “Mi piace chi combatte ogni giorno per essere felice”.