Di Myriam Molinari
Il giorno 7 Aprile, in quest’incubo a occhi aperti, che è l’emergenza mondiale del Covid-19, rivolgiamo i nostri pensieri a chi si prodiga per salvare la vita ad altri esseri umani, combattendo con tutte le forze possibili, contro questo terribile mostro, fino a sacrificare persino la propria vita: medici, infermieri, ricercatori, operatori sanitari. Sono questi i veri eroi di quest’assurda guerra. In questo giorno ricorre il 70°anniversario della Giornata Mondiale della Salute, istituita nel 1950 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; essa nasce con lo scopo di sensibilizzare la popolazione mondiale sull’importanza dell’equo accesso a cure sanitarie di qualità. La salute, infatti, è un diritto fondamentale dell’uomo, contemplato nell’articolo 32 della nostra Costituzione, perciò il suo mantenimento, o recupero, deve essere sempre garantito, senza alcuna distinzione per condizioni individuali, sociali o economiche. In particolare, questa giornata è dedicata alle infermiere e alle ostetriche, che in questo momento si trovano a dovere dire addio a molti pazienti di Covid-19, ma per fortuna anche ad assistere al miracolo della vita. In questa situazione di emergenza in cui tanti sono i morti ogni giorno, fortunatamente, ci sono anche nascite, a dimostrazione del Trionfo della Vita, che irrompe con la sua prorompente forza e che contrasta con il delirio che stiamo vivendo. Dobbiamo ringraziare questi nostri Angeli che si trovano ogni giorno davanti alla Vita e alla Morte e che sono, appunto, la categoria più esposta tra gli operatori sanitari nella cura dei pazienti Covid-19. Molti di loro hanno, purtroppo, perso la vita nell’esercizio della loro professione e compiono il loro dovere, senza ottenere particolari riconoscimenti. Alla luce di quanto stiamo vivendo, la cura della salute è senza dubbio il perno su cui ruota la nostra vita, la condizione necessaria affinché tutto continui. “La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente” (A. Schopenhauer). Se qualcuno si era affannato a innalzare muri, puntando il dito contro l’altro (da sé), dall’alto di un piedistallo, ora ha capito che siamo in un equilibrio irrimediabilmente instabile. Siamo tutti insieme in una palla di vetro, lottando con poche armi l’uno di fianco all’altro, perché è insieme che ci si salva, contro un potente e insidioso nemico che, di certo, non fa differenze. Viene poi spontaneo chiedersi come sarà riprendere il nostro cammino da dove abbiamo lasciato e tornare a vivere, con un bagaglio pieno di nuove consapevolezze e nuovi sentimenti. Saremo persone migliori? Tanti i dubbi, ma una cosa è certa: il ricordo di quello che stiamo vivendo costituirà sempre un monito ed una speranza per tutti noi.