Sul suo conto giravano leggende di ogni tipo, qualcuno parlò addirittura di un oscuro patto col diavolo e di corde di violino ricavate dalle budella di donne uccise , ma nessuno osò mai negare la sua straordinaria bravura: Niccolò Paganini è senz’altro il più grande violinista di tutti i tempi. Nato a Genova nel 1782 e avviato allo studio del violino dal padre musicofilo, proseguì poi da autodidatta, divenendo ben presto il primo violino dell’orchestra di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone. La sua carriera procede a gonfie vele ed è accompagnata dal suo fedele violino Guarnieri del Gesù, che egli stesso definisce “il mio cannone”, donatogli da un uomo di affari di Livorno a patto che non fosse suonato da nessun altro. Esponente del Romanticismo musicale, Paganini inserisce nelle sue opere gli elementi tipici di questo movimento: esasperazione delle dinamiche, utilizzo di armonie poco precise, introduzione di parti improvvisate, esaltazione delle abilità manuali del musicista. Esecutore di eccezionale virtuosismo, trasformava i suoi concerti in veri e propri spettacoli che lasciavano esterrefatti il pubblico. Pare che prima di esibirsi incidesse le corde del suo violino in modo che si rompessero prima della fine del concerto, che quindi concludeva usando l’unica corda non incisa, solitamente quella di sol. Fu proprio durante uno di questi concerti che Paganini, alla richiesta di un bis pronunciò la famosissima frase “Paganini non ripete”. Questo celeberrimo rifiuto è dovuto solo in parte alla superbia di Paganini; si riferisce infatti più probabilmente al fatto che, essendo improvvisate, le sue esecuzioni erano quasi impossibili da replicare.
I suoi contemporanei non riuscivano a spiegarsi come fosse possibile produrre una musica tanto eccezionale, perciò le numerose leggende. In realtà le doti di Paganini e il suo aspetto terrificante erano collegate a motivi di salute. Gli studiosi ipotizzano che Paganini soffrisse della Sindrome di Marfan, di cui presentava tutte le caratteristiche: corpo esile, dita e piedi più lunghi del normale, vene molto visibili. Proprio le dita allungate gli permettevano di raggiungere agilmente tutte le posizioni sulle corde e quindi di compiere i famosi virtuosismi strumentali. Inoltre era affetto dalla sifilide, malattia che a quei tempi si curava con il mercurio (da qui deriverebbe il colore giallognolo della pelle).
Che sia o meno dovuta alle sue caratteristiche fisiche, la bravura di Paganini è indiscussa. Ancora oggi i suoi capricci sono tra le composizioni per violino più difficili da eseguire, perché caratterizzati da cascate di note, complessi movimenti cromatici, arpeggi su più registri, elementi uniti alla notevole velocità di esecuzione.