Di Alessia Mauro
In uno scaffale della libreria ritrovo un dizionario etimologico che apro e sfoglio sino a raggiungere la parola cercata: lavoro. Mi suggerisce la sua derivazione dal latino, con il significato di “fatica”. Ed è proprio a questo che ci riconduce il significato di tale giornata, tanto importante e ricca di significato morale. L’episodio che lega molti Paesi del mondo, portandoli a celebrare la festa dei lavoratori in questa data, è proprio quello che avvenne negli USA, a Chicago, il 1° maggio del 1886. Si vuole ricordare la tragedia della rivolta di Haymarket: quel giorno era stato indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti, con il quale gli operai rivendicavano migliori e più umane condizioni di lavoro, dato che coprire più ore lavorative del previsto, non era affatto un’assurdità, e la sicurezza non era cosa accertata, per nulla. La protesta continuò per ben tre giorni, quando il 4 maggio undici persone persero la vita in una battaglia contro la polizia di Chicago. La festa del 1° maggio divenne ufficiale in Europa a partire dal 1889, quando fu ratificata a Parigi dalla Seconda Internazionale, organizzazione che aveva lo scopo di coordinare i sindacati e i partiti operai e socialisti europei. In Italia fu introdotta solo due anni dopo. La genesi del primo meraviglioso articolo della nostra Costituzione: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Ciò non può che farci ritornare il brivido d’orgoglio dell’italianità, proprio come quello che avevano i Romani che seguivano la pietas e l’amore per la patria. Il lavoro continua ad essere la migliore misura della dignità di una persona, il sui completamento. Non si può negare l’amara verità racchiusa nella sua etimologia “fatica”, perché il lavoro richiede costanza, determinazione e sforzo, fisico o intellettuale che sia; ma il lavoro dovrebbe essere, nella maggior parte dei casi, ciò che più ci appaga, soddisfa, capace di farci sentire vivi perché mezzo di manifestazione delle nostre capacità e… perché no? Coronamento dei sogni conservati gelosamente nel cassetto del cuore. Purtroppo, però, per molti non è così: persone che si trovano costrette a svolgere lavori che non corrispondono affatto al pezzo di puzzle necessario per completare una vita serena ed in armonia con sé stessi. In un periodo così difficile per il Pianeta straordinario in cui abitiamo, il pensiero maestro che conduce le nostre giornate è quello rivolto ai tanti lavoratori, come i medici, ad esempio, che sono costretti a non mollare mai, neanche per un nanosecondo, perché questo costerebbe la vita a tanti esseri umani; alle forze dell’ordine e a tutti coloro che collaborano per la totale sconfitta di questo acerrimo nemico: il Coronavirus.