La guerra era ancora in corso quando in Italia si gettavano le fondamenta della futura democrazia: il primo febbraio 1945, infatti, il Governo Bonomi varò il Decreto legislativo che consentiva alle donne di votare. Un giorno storico per l’emancipazione femminile, una conquista per l’Italia che si aggiungeva ad altri Paesi, come gli Stati Uniti e il Regno Unito, in cui le donne avevano già la possibilità di recarsi alle urne grazie alle lotte delle Suffragette. Significativamente quel decreto, votato esattamente 76 anni fa, fu proposto da Palmiro Togliatti e di Alcide De Gasperi, cioè dai due leader più rappresentativi, uno del Pci, l’altro della Dc.
Le donne italiane votarono per la prima volta il 2 giugno del 1946, data storica per la storia della Repubblica, per l’elezione dell’Assemblea costituente e nel Referendum per la scelta tra monarchia e Repubblica. Alcune di loro furono chiamate alle urne anche qualche mese prima per le elezioni amministrative quando furono elette le prime due donne sindaco: Ada Natali e Ninetta Bartoli.
Il diritto di voto alle donne non fu una conquista facile. Basti pensare che il Corriere della Sera, nel dare la notizia di questa svolta epocale, invitava le elettrici a presentarsi al seggio elettorale senza rossetto per evitare di macchiare la scheda elettorale quando la si chiudeva.
Dopo 76 anni il diritto di voto alle donne resta un baluardo, mentre tanti, troppi diritti delle donne vengono ancora calpestati.